L’Osservatorio CAM ha messo in luce una situazione preoccupante riguardante l’efficienza energetica degli immobili a Roma. Secondo i dati raccolti, ben il 65% degli edifici della capitale rientra nelle classi energetiche più basse, F e G. Questo quadro è decisamente peggiore rispetto a Milano, dove meno del 40% delle proprietà si trovano in queste stesse categorie.
Confronto tra le regioni: Roma e il resto d’Italia
Mentre Roma continua a restare indietro, altre aree del Paese, come il Veneto, mostrano segnali positivi. Secondo le rilevazioni effettuate da ENEA e dal Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica, dal 2015 a oggi in Veneto sono stati richiesti 817mila certificati di efficienza energetica (Ape), con un trend in costante crescita. Solo nel 2023, si è registrato un incremento del 12% rispetto all’anno precedente, con 113.662 certificati rilasciati. Questo trend positivo si accompagna a un miglioramento della distribuzione nelle classi energetiche più alte, con un progressivo ridimensionamento della presenza di edifici classificati nelle fasce energetiche più basse, F e G.
Un miglioramento che si fa sentire anche nelle politiche regionali di supporto, che hanno incentivato l’adeguamento degli edifici. L’assenza di un piano strutturato per la riqualificazione energetica su Roma, al contrario, potrebbe rallentare ulteriormente il progresso.
Urgenza di un piano nazionale di incentivi
Le analisi condotte a livello nazionale dimostrano che la situazione di Roma non è isolata, ma appare particolarmente critica in un contesto più ampio. “È necessario un piano strutturale di incentivi per favorire la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare della città”, ha sottolineato Marinelli. Nonostante il crescente interesse per l’efficienza energetica su scala nazionale, come testimoniato dai numeri del Veneto, il ritardo di Roma impone una strategia mirata per evitare di rimanere troppo indietro rispetto ad altre città italiane.
Le politiche di riqualificazione energetica sono fondamentali non solo per ridurre l’impatto ambientale, ma anche per migliorare il valore degli immobili e il benessere abitativo. Ad oggi, la mancanza di un intervento strutturale lascia la capitale in una posizione di svantaggio, con un rischio crescente di immobilismo rispetto agli obiettivi energetici che l’Italia si è prefissata.