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Certificazioni energetiche: l’Italia fa fatica

In questo articolo

L’analisi del SAIE di Bologna, in attesa del 5° Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica, porta cattive notizie sul fronte dell’efficienza energetica in Italia. Secondo i dati preliminari, quasi la metà degli edifici certificati nel 2023 si trova nelle classi energetiche più basse, segnalando un problema diffuso. Il rapporto sarà presentato ufficialmente il 10 ottobre, ma le anticipazioni già destano preoccupazione.

Italia spaccata in due sul fronte dell’efficienza energetica

Le rilevazioni del Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (SIAPE) mostrano una fotografia poco incoraggiante: nel 2023, ben il 45% degli immobili certificati appartiene alle classi F e G, i livelli più bassi in termini di efficienza energetica. Questo significa che quasi la metà del patrimonio edilizio italiano continua a consumare energia in modo poco sostenibile, con impatti negativi sia dal punto di vista ambientale che economico.

D’altra parte, solo il 16% degli edifici certificati raggiunge la classe A, la più alta in termini di prestazioni energetiche. Questo dato sottolinea quanto sia ancora lunga la strada verso un miglioramento significativo dell’efficienza energetica del Paese.

Tendenze positive: segnali di ripresa grazie agli incentivi

Nonostante il quadro generale rimanga preoccupante, ci sono alcuni segnali di miglioramento. Le certificazioni in classe A sono aumentate del 4% rispetto all’anno precedente, mentre gli edifici classificati nelle fasce F e G sono diminuiti del 6%. Questo miglioramento è in parte attribuibile agli incentivi per la riqualificazione energetica, come il Superbonus, che hanno spinto molti proprietari a effettuare interventi di efficientamento.

Guardando al 2019, ultimo anno prima dell’introduzione del Superbonus, l’aumento delle certificazioni in classe A è stato ancora più marcato, con una crescita di 7 punti percentuali. Nello stesso periodo, le certificazioni nelle classi peggiori, F e G, hanno registrato una riduzione del 9%. Questo trend dimostra come le politiche di incentivazione siano cruciali per migliorare le prestazioni energetiche del patrimonio immobiliare.

Disparità territoriali: il Nord più efficiente, il Centro-Sud in affanno

Le differenze territoriali emergono chiaramente quando si confrontano i dati sulle certificazioni energetiche nelle diverse regioni italiane. Le regioni del Centro-Sud mostrano le performance peggiori: nel Lazio, il 65% degli edifici è classificato in classe F o G, mentre in Toscana e Umbria queste percentuali si attestano rispettivamente al 62% e al 61%. Al contrario, le regioni settentrionali si dimostrano più virtuose. La Valle d’Aosta spicca con il 20% degli edifici in classe A, seguita dalle Province di Trento e Lombardia, entrambe con il 15% di immobili che raggiungono i massimi livelli di efficienza energetica.

Questa disparità territoriale indica che, sebbene ci siano segnali di miglioramento a livello nazionale, molto resta da fare per colmare il divario tra le diverse aree del Paese e per portare tutte le regioni verso standard energetici più sostenibili.

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